Non sarebbe divertente raccogliere i pomodori e l’insalata per cena nell’aiuola della fermata dell’autobus? O uscire sul balcone per prendere una manciata di basilico fresco per la spaghettata con gli amici a Mezzanotte?
E non sarebbe bello risparmiare sulla spesa al market sotto
casa perché le zucchine crescono sul nostro tetto o nell’orto verticale sulla
parete vicino all’entrata del condominio?
Lo so che l’immagine fa molto villaggio dei puffi ma in
effetti gli orti urbani, i giardini verticali e le aiuole coltivate a patate si
stanno diffondendo in molte città del mondo, seguendo movimenti che li vedono
come manifestazioni di una nuova economia condivisa o semplicemente i desideri
di singoli che vogliono ritrovare il
rapporto con la terra un’alimentazione più sana e abbattere i costi sociali
oltre che personali della produzione industriale degli alimenti.
Per molti l’orto sta tornando ad essere non solo luogo di
produzione di ortaggi freschi, sani e saporiti ma anche una finestra aperta
sulla natura e i suoi preziosi insegnamenti. Per alcuni queste esperienze
stanno diventando il mezzo per riqualificare spazi urbani abbandonati, per
riunire comunità in un’atmosfera di collaborazione, per affrontare le
conseguenze della crisi economica sulla produzione e sulle infrastrutture.
Gli orti urbani si
stanno diffondendo rapidamente, anche all’interno di grandi metropoli, e anche
qui, a Trento dove c’è qualche novità nell’aria: chissà che la nuova
rivoluzione non venga portata avanti proprio a colpi di carote, pomodori e
piante di lattuga.
da "Concerto Fra gli Orti" a Mezzocorona Ph Liviana Concin |
Tutti, ma proprio tutti, possiamo fare parte di questa
rivoluzione che è anche un po’ un ritorno alle origini, perché asta piantare
qualche seme, in giardino, su davanzale della finestra, sul balcone, nell’aiuola
vicino casa, nei cortili delle scuole, nei cantieri abbandonati, nelle carceri.
Perché per iniziare a fare un orto urbano basta mettere in
terra qualcosa di pronto a germogliare. Anche quello spicchio d’aglio che sta
facendo radici in fondo al nostro frigo o quelle cipolle dimenticate nella
dispensa.
Anche perché coltivare qualcosa è un gesto di grande libertà: un ortaggio, un fiore in una pianta
aromatica: non dobbiamo niente a nessuno, solo alla terra: non dobbiamo pagare
tasse, fare file al supermercato, stare a regole fissate da altre: le uniche
regole che vanno seguite sono quelle della natura.
Non per niente infatti attorno agli orti urbani e ai
movimenti che coltivano gli spazi abbandonati nelle città si stanno unendo
persone con una nuova idea di comunità e di società oltre che id produzione. E’
il caso per esempio delle Transition
Town, del commons
collaborativo, degli orti
nelle aiuole di Londra, sui tetti di
New York, nei cantieri di Milano, nelle fabbriche in rovina di Detroit.
In questa rivoluzione che si fa brandendo una zucchina o un
gambo di sedano che sta contagiando tutto il mondo anche Trento fa a sua parte.
La fa con i tanti cittadini di tutte le età che coltivano il proprio orticello
vicino casa o negli spazi concessi dai comuni, ma anche con progetti inediti, come quello dei Richiedenti Terra, che a
Trento, vicino alla fermata del treno di Villazzano hanno messo in piedi un
Orto Comunitario che produce cibo genuino ma anche uno scambio di saperi e
socialità.
Il progetto nasce con l’obiettivo di favorire la
socializzazione attraverso il recupero di attività di agricoltura contadina,
che sviluppi nei partecipanti conoscenza del territorio e senso di
cittadinanza. La presenza nel gruppo di persone “richiedenti asilo politico” ha
dato lo spunto per la definizione del nome del gruppo: “Richiedenti Terra”.
Questa green
revolution sta germogliano un po’ ovunque insomma, bastano un pugno di terra, e
un seme. Su Wikihow si trovano facilmente informazioni su come coltivare anche
con poco tempo e poco spazio una grande varietà di ortaggi.
Per ispirazione segnalo un paio di blog: quello delle transition towns di rob hopkins e il
blog “ghost town farm” per scoprire come una ragazza con una manciata di semi
stia cambiando la fisionomia di Detroit dopo il fallimento.
Seguite anche i localissimi richiedenti terra, perché oltre
che un pezzo di terra possono offrirvi anche un pezzo di torta o uno spritz nei
bellissimi eventi che organizzano.
Ancora una volta, anche solo piantando un seme, anche con le
bombe di fiori del guerrilla gardening
da lanciare negli spazi più grigi delle nostre città possiamo essere parte di
un nuovo modo di vivere e concepire la società, e senza accorgercene quasi
saremo più green, più collaborativi e vedrete, finiremo anche col divertirci un
sacco.
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