Quella che è iniziata quattro giorni fa ad Istanbul come una protesta per salvare un parco dalla cementificazione selvaggia si sta trasformando in una vera e propria guerriglia urbana.
La rivolta dei giovani turchi per fermare i programmi iperfuturisti ma soprattutto le mire dittatoriali del premier Erdogan fa paura al governo,ma indispettisce anche l'Europa sull'orlo di una crisi di nervi.

Twitter, Facebook, Tumblr e i blog indipendenti sono diventati gli unici strumenti dei manifestanti per raccontare ciò che succede. "Noi turchi dobbiamo imparare a protestare, non siamo abituati- commentano alcuni attivisti intervistati - e ad avere paura della violenza della polizia, non si fermano finchè non ti fanno del male".
La situazione è di una gravità che sfugge ai più, per la complicità di media e istituzioni che temono l'effetto domino, già per altro partito in alcuni focolai di sostegno a Berlino e Londra.
La notte è illuminata dai roghi delle auto date alle fiamme, i feriti, 58 per le fonti ufficiali, sono migliaia, i morti almeno 5 secondo i manifestanti, 2 secondo Amnesty International, che chiede a gran voce un intervento esterno per controllare la brutalità della polizia.
Idranti e granate lacrimogene sono usati come vere e proprie armi, sparati ad altezza uomo.
I proiettili veri hanno sostituito quelli in gomma e da ieri la polizia ha iniziato a sparare dalle finestre delle case.
Non ve lo diranno i telegiornali, ve lo dirà solo la rete: migliaia le foto e i video postati che testimoniano la violenza cieca del braccio armato di Erdogan.


Adesso il pugno di ferro di quello che si sta rivelando un dittatore sta colpendo i social network: in questi minuti è stato sospeso l'account Twitter di #occupygezi, non è più possibile accedere alle foto e ai video che mostrano ragazze colpite con idranti e manganelli, teste spaccate e ragazzi svenuti per le intossicazioni da gas lacrimogeni, lanciati addirittura dagli elicotteri.
Dobbiamo fare tutto quanto in nostro potere perchè ciò che succede in queste ore in Turchia, nella Porta d'Europa, non venga oscurato.
Seguite gli hashtag #occupygezi,https://twitter.com/OccupyGezi
#direngezipark,https://twitter.com/DirenGeziParki ,su Twitter, andate in prima persona a vedere qui le foto delle violenze negli scorsi giorni:https://twitter.com/DirenGeziParki/media/grid ,
io ne ho riportate solo alcune.
Su Facebook la pagina Occupy Gezi sta facendo il possibile per mantenere alta l'attenzione, non lasciamoli soli.

Questa è una rivoluzione buona, lo so, lo sento, lo vedo dalle poche immagini "belle" che sono apparse in questi giorni in cui sono stata attaccata a twitter per seguire le notizie.

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