Mentre testate e tv italiane preferiscono glissare sfoderando ancora la notiziona di un Berlusconi inquisito e dei dieci saggi del governo dei "forse,ma sì, però",l'onda di solidarietà del web sta finalmente contagiando anche televisioni e giornali stranieri.
Una bandiera primavera turca |
"There are left political groups, nationalists, radical, anarchists, everyone has place. Housewives with their sons; it is a very heterogeneous opposition." Ci sono gruppi politici di sinistra- twittano da piazza Taksim alcuni portavoce della protesta- nazionalisti, radicali, anarchici, a ognuno un posto. Ci sono casalinghe con i figli: è un'opposizione molto eterogenea"
E molto pacifica, considerata la brutalità criminale della polizia è incredibile che le manifestazioni siano ancora prettamente a carattere non violento.
Ne è un simbolo la ragazza con il vestito rosso che resta ferma senza reagire davanti al getto dell'idrante che la sta colpendo in pieno, destinata a diventare un'icona di questa rivolta, come il ragazzo con le borse della spesa che fronteggiava i carri armati a piazza Tienanmen.
A chi, da qualche salotto televisivo italiano, fa superficiale ironia sentenziando che è ben diverso lottare per la democrazia piuttosto che per un parco, e che di primavera turca non si può parlare, a quegli show di pochezza professionale e personale, consiglio di aprire gli occhi e vedere che gli alberi di Gezi Park non sono un pretesto, ma un simbolo.
Di uno stato smembrato e cementificato.
Di una storia calpestata.
Di una generazione che dell'ennesimo centro commerciale non sa che farsene.
Di una democrazia non condivisa e imposta,che ha smesso di essere democrazia.
Dell'attacco al cuore libero e creativo di Istanbul.
Del sentire che siamo anche le nostre città.
Della difesa di un'idea di progresso che ormai non ha più niente a che fare con quella di capitalismo.
Del coraggio di lottare per la propria terra, senza chiedere niente in cambio se non i diritti elementari.
E non mi stupisce che nella nostra Italietta si tenda a minimizzare questa protesta, camuffando il numero dei feriti (che è salito a diverse migliaia tanto che alcuni hotel hanno messo a disposizione le proprie stanze come ambulatori), negando i morti (il cui conto forse non sarà mai fatto con certezza, ma importa davvero?) sfottendo i motivi.
Non vi ricorda niente la protesta di un popolo per la propria terra e per il proprio paesaggio?E se al posto di quel parco ci fosse una vallata? Un treno ad Alta velocità al posto di un grande magazzino?
Io vedo nello sforzo dei ragazzi di Istanbul la stessa scintilla di opposizione all'urbanizzazione scellerata che ha mosso le famiglie della Val Susa,la stessa punta di un iceberg di insoddisfazione verso quelle istituzioni che tentano di mettere la parola fine alle discussioni con un "così è deciso".
Non mi stupisco che qualcuno, nei palazzi, nelle redazioni asservite, abbia paura.
Che vigliaccamente le tv italiane seguano l'esempio di quella turca parlando di gatti,pinguini, e piogge fuori stagione invece che raccontare la brutalità della repressione, con carri armati,gas nocivi e poliziotti con la matricola abrasa dall'elmo, con metodi tanto crudeli che in molti fra le forze dell'ordine, stanno lasciando il proprio posto di lavoro.
Oggi l'intera Turchia è in sciopero,un sindaco ha chiuso l'acqua degli idranti, per impedire che fosse usata nei cannoni ad acqua contro i manifestanti. A lui, ai medici, agli avvocati, ai volontari che prestano soccorso,ad ogni singolo ragazzo ucciso, picchiato, intossicato, dovrebbe andare l'attenzione dei nostri giornalisti, non alla prova costume delle veline
"Il governo sta svendendo l’intero paese alle corporazioni per la costruzione di centri commerciali, condomini di lusso, autostrade, dighe e centrali nucleari.-denunciano i blogger turchi-Le persone che stanno marciando nel centro di Istanbul rivendicano il loro diritto a vivere liberamente e ad avere giustizia, protezione e rispetto da parte dello Stato. Chiedono di essere coinvolte nel processo di decision-making che riguarda le città in cui vivono."
E per forza dunque che qui da noi si tace.E' troppo alto il rischio che qualcuno noti le similitudini.
Troppo forte la paura che una rondine, magari solitaria, si metta in testa di portare la primavera anche qui.
Firmiamo l'appello di Amnesty International per lo stop all'uso della forza contro i manifestanti, che con un granello di sabbia alla volta magari si cambia il peso sulla bilancia:
http://www.amnesty.it/turchia_violenze_polizia_manifestanti
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