Franca Rame era una grande artista. Era una donna impegnata
in politica. Era una donna che lottava per i diritti delle altre donne.
Franca Rame era una donna stuprata.
Non l’ho saputo fino all’altro ieri, quando se ne è andata
lasciando un vuoto nel mondo del teatro e della politica,e un’eredità difficile
da gestire.
Non l’ho saputo finchè non ho sentito il “coccodrillo” del
tg3, che raccontava di come quattro fascisti l’avessero rinchiusa in un
furgone, torturata, e violentata a turno, per punirla per l’impegno politico a
sinistra. “Un dolore così grande che per due anni non ha raccontato
quell’esperienza a nessuno,nemmeno al compagno Dario Fo” continuava il servizio
del tg3.
Non capivo perché una donna così, una valchiria, una
leonessa, avesse taciuto lo stupro.
L’ho capito poco dopo, durante il servizio del tg2 che
parlando di Franca la descriveva come “la pasionaria rossa disposta a tutto,
anche ad usare la propria bellezza per la lotta politica. Finchè non fu
stuprata”
Finchè.
Finchè non è una congiunzione come quando,e, o poi.
Finchè significa “hai fatto e questa è la conseguenza.”
Hai usato la tua bellezza, sei stata stuprata, te lo sei
meritato. Così impari.
Sulla stessa falsariga di ragionamento morboso e maschilista
qualche ora dopo qualcuno scrive sul muro di un liceo “Franca Rame ha goduto
quando è stata violentata”.
L’ha scritto sulla vita e la morte di una persona di 84
anni.
L’ha scritto in faccia a un figlio, e a un marito che sono
rimasti.
L’ha scritto sulle storie di migliaia di donne che subiscono
abusi, e se ne sentono accusate.
Perché se subisci una rapina, se ti rubano la macchina, se
un ladro ti entra in casa, nessuno a processo ti chiederà se ti è piaciuto, se
hai fatto qualcosa per far sì che il ladro potesse entrare più facilmente.
Ad un processo per stupro sì, te lo chiederanno. Ti
chiederanno quanto era lunga la tua gonna, quant’erano stretti i tuoi jeans,
quanto avevi bevuto quella sera.
Scoveranno i tuoi partner sessuali dell’ultimo decennio,
faranno di tutto per mostrare che il sesso ti piace, quindi in fondo che sarà
mai.
La vittima, sarà umiliata, messa alla gogna, indagata,
peggio del bruto o del branco che l’ha mutilata nell’anima.
Questo, è il motivo per cui le donne tacciono dopo gli
stupri, dopo le botte dei mariti,dopo le minacce dei fidanzati.
Questo è il motivo per cui se torni a casa da sola in
autobus la sera tardi fai meglio a portarti una tuta da indossare.
Questo è Maria
Goretti che è stata fatta santa,perché
si è fatta ammazzare per difendere la sua virtù, mentre la ragazzina di 15 anni
che a Lecce è stata violentata da 8 compagni di scuola ha dovuto cambiare
città, quando loro sono liberi:uno di loro aveva una foto a seno nudo che lei
gli aveva inviato mesi prima. Allora l’ha meritato, lo stupro di branco.
Questo, mi fa schifo.
Mi fa rivoltare le budella dalla nausea, come donna e come
cittadina, mi fa incazzare l’ingiustizia che uomini beceri e ignoranti non
capiscano che ogni ragazza ha diritto di mettersi una minigonna o un paio di
jeans stretti perché le capita di pensare che stiano bene sulle sue gambe e non
perché ha voglia di commenti,fischi e attenzioni oscene.
Mi fanno incazzare ancora di più le donne, meschine e
invidiose, che pensano “ben le sta”quando ad essere violata, sfigurata, uccisa
è una donna bella.
Questa è la base del femminicidio e della violenza di
genere. Il diritto che in troppi si arrogano di giudicare e punire.
E’ il motivo per cui il soldato in guerra stupra la donna nemica
prima di ucciderla, per cui il delitto d’onore è stato legge, fino al 1977.
Quanto fa paura allora mi chiedo la sessualità di noi donne
a quegli uomini che si sentono inadeguati, falliti, incapaci di far valere la
propria virilità se non con a violenza?
Quanto vi fa incazzare che in questo emisfero,almeno
nell’ultimo mezzo secolo ci siamo riprese il diritto di scegliere, di essere,
di amare il nostro corpo, di godere?
Vigliacchi. La vostra esistenza fallocentrica è destinata a
fallire, nonostante tutte le botte,l’acido gettato in faccia, e gli stupri.
Perché non sono bastati il branco, le bruciature di
sigaretta, lo sfregio di 30
centimetri con una lametta a far tacere Franca Rame.
Quando ha potuto, ha denunciato. 25 anni dopo,i suoi
aguzzini sono ancora liberi, grazie alla prescrizione, ma lei ha vinto.
Perché ha scritto,recitato,raccontato la sua esperienza.
Perché ha militato affinchè noi tutte trovassimo il coraggio
di reagire invece di subire, di gridare invece che tacere, di scrivere invece
che dimenticare.
Grazie Franca, a tutte le donne come te, che ogni giorno la
brutalità maschile tenta senza riuscirci di piegare, dico grazie.
A tutte quelle che
hanno paura, che scelgono di tacere e di saltare dal balcone, dico coraggio,
non siete sole, sono con voi.
A tutte quelle come me, che hanno la fortuna di non aver mai
subito nulla di tanto barbaro, dico non fate finta di niente. Non date contro
al vostro stesso genere, siate la voce di chi non può o non vuole gridare, non crogiolatevi nel
tanto a me non accadrà.
Per questo vi invito a mettere un vestito rosso domani, per
ricordare Franca come voleva lei, e di intonare una strofa di “bella ciao” come
lei ha immaginato.
E se proprio non volete passare per comuniste,fate uno
strappo alla sintassi e non negatele almeno un “ciao, bella”.