Quel razzismo che fa paura
Che sia chiaro. Chi commette un atto violento ne deve pagare le conseguenze, senza se e senza ma. Allo stesso modo in cui chi commette un reato non può restare impunito. Ma adesso ho davanti agli occhi due immagini distinte, terrificanti. Da un lato vedo un uomo, che gridando “ho fame” colpisce a picconate altri uomini.
Dall'altra vedo uomini che inneggiano a
prendere il colpevole, seppellirlo in una buca e tirargli sassi in
testa fino ad ucciderlo.
Una furia disperata e immonda.
Il primo è di colore.
I secondi sono bianchi. Nessuna delle
due scene si è svolta in un incubo, nemmeno in qualche vignetta
coloniale di inizio secolo.
A Milano un uomo disperato, impazzito
ha ucciso tre persone. Lo ha fatto e senza dubbio sarà giudicato per
questo. Nessun Ghedini, nessun Taormina gli garantirà l'impunità. E
questa è giustizia.
Poche ore dopo, in tutta Italia, sui
canali televisivi,alla radio,sui giornali ma soprattutto nella zona
franca dei social network si è scatenata la rabbia cieca del razzista
represso.
Centinaia,migliaia di persone hanno
tuonato schiumando dalla bocca “Al rogo il negro” “A morte
l'assassino Africano” “Fuciliamolo” “Facciamolo soffrire”.
Le peggiori pene del contrappasso e
torture sono state augurate a quest'uomo che è anche assassino.
Non sono stati solo i leghisti, gli
ignoranti, o i violenti a dire e scrivere queste cose.
Moderati e politicamente corretti si
sono finalmente sfogati con la scusa del “dagli al bingo bongo” e
sono stati quelli che hanno tirato fuori il lato più scuro
dell'animo umano.
“Legatelo e prendetelo a sassate come
si farebbe nel suo paese”
Non ho sentito questa frase nei
confronti di Annamaria Franzoni. Che ha fracassato la testa del suo
bambino di tre anni nel lettone.
Non l'ho sentito nei confronti
dell'ariano killer colpevole della strage di Utoya, che ha ucciso a
sangue freddo 69 ragazzi.
Non l'ho sentita quando un ragazzo
bianco è entrato in una scuola a Newtown, freddando 27 bambini di
sei anni.
E mi avrebbe fatta rabbrividire anche
se l'avessi sentita in quelle circostanze. Ma nessuno l'ha scritta, o
detta, e se l'ha fatto dev'essere stato in privato, vergognandosi un
po'.
Ma quando si tratta di un uomo nero è
diverso. L'uomo bianco addita accusa e minaccia. Il linciaggio è
assicurato.
Nessuno ha pensato a cosa possa aver
spinto un uomo ad un gesto del genere. Nessuno ha guardato alla
disperazione e alla povertà come possibili scatenanti, come ha fatto
decine di volte quando un padre sterminava moglie e figli o si dava
fuoco con il resto della famiglia: quella è colpa della crisi.
L'uomo nero è più cattivo. Punto.
Non l'uomo, inteso come maschio, che
quasi ogni giorno ammazza una donna. A quello non si augura la lapidazione.
Questa violenza cieca, sto parlando di
quella dei razzisti mascherati da giustizieri, mi terrorizza. Mi
terrorizza di più della possibilità che un giorno qualcuno
impazzisca e mi prenda a picconate.
L'odio represso mi terrorizza. Il
desiderio di predominio e punizione mi terrorizza.
Pur odiando le ripetizioni c'è una
parola che ho lasciato più volte su questa pagina:Uomo.
Uomini siamo, prima che colpevoli,
uomini, prima che accusatori.
E ci farebbe bene ricordarlo.
Vorreste vedere quest'uomo legato in
una buca nel terreno per aver commesso un omicidio .Preso a
sassate,immaginate le ossa che si spezzano, immaginate la pelle che
si lacera, la lenta agonia fino alla morte.
Vi sembra il giusto contrappasso?
Bene. Ora immaginate che sia bianco.
Ancora della stessa idea?
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