Già il suffisso “fobia” nella
parola omofobia mi sembra uno strafalcione.
Chi è omofobo al massimo soffre di
ignoranza cronica e rabbia repressa,non di una fobia. Non ha paura, è
solo un coglione.
E la stupidità di questo genere
dev'essere molto difficile da debellare se a quarant'anni esatti dal
primo gay pride, siamo ancora qui a scrivere, manifestare e
combattere contro l'omofobia.
Sono più che certa che essere gay nel
'69, quando indossare meno di tre capi d'abbigliamento adatti al
proprio genere era motivo d'arresto, fosse più difficile.
Non metto in dubbio che siano sempre
più numerose le realtà in cui ad omosessuali e transessuali
vengono riconosciuti diritti e possibilità.
Il Now Yorker ha voluto dedicare la
propria copertina per la festa della mamma alle famiglie con due
mamme o due papà, il matrimonio fra persone dello stesso esso è
riconosciuto anche a pochi passi dalla nostra Italietta,le cure per
il cambio di sesso vengono sempre più spesso sostenute a livello
statale.
Eppure mi guardo in giro e vedo
omofobia dappertutto.
Quando un bambino non ama il calcio e i
compagni lo chiamano “femminuccia” quella è omofobia.
Quando l'insulto da stadio (se i
“negro” sono esauriti) è “frocio” o “recchione” quella è
omofobia.
Quando “Sei lesbica?ma sei bella, che
spreco” quella è omofobia.
Quando “Beh due donne insieme sono
anche belle da vedere ma due uomini che schifo”quella è omofobia.”
Quando la Russia blocca le adozioni in
Francia perchè sono concesse anche alle coppie gay, quella è
omofobia.
Quando un ragazzo si suicida, perchè a
scuola è vittima dei bulli a causa dei suoi pantaloni rosa,quella è
omofobia,di quella brutta.
E' omofobia lo scandalo che “meglio
un politico che si scopa le sedicenni che un politico gay”.
E' omofobia, di Stato, il terrore di
riconoscere le coppie di fatto per scongiurare il rischio che poi due
donne o due uomini possano ottenere di essere trattati come una
famiglia. Non sia mai.
“Noi siamo uno stato fondato sulla
famiglia tradizionale, formata da un uomo e una donna” e giù
scrosci di applausi da campagna elettorale.
Sarà l'influenza del vaticano, ma nel
mio Paese mi sento sempre più intrappolata in questa gretta logica
medievale.
Sono stufa di sentire telepsicologi
sproloquiare sul rischio di far crescere un bambino in una famiglia
gay. Ma e tutti quei gay cresciuti in famiglie etero?!
Sono stufa delle risatine davanti ad un
uomo al cinema con una donna transessuale.
Sono stufa di sentir negare l'amore “di
fatto”.Perchè, un sentimento “di nome” sarebbe più giusto? E'
la torta a sette piani, l'abito bianco e la benedizione del prete che
fa una famiglia?
L’amore,
l’affetto che lega due persone, indipendentemente dalla loro
natura,dal loro sesso,dall’estrazione sociale,la fiducia che si
crea nel corso del tempo,il sentirsi una famiglia, sono dati di
fatto. Che sia etero o gay,irregolare per necessità o per scelta,
un’unione che dura nel tempo, sulla quale due persone costruiscono
un’intera esistenza, è innegabile.Questo sì, che è un fatto.
Tanto
si è faticato perchè gay divenisse una comunità e non una
diagnosi,ma ora la strada è tutt'altro che in discesa, e sta a tutti
coloro che credono nella giustizia e nell'uguaglianza combattere per
spianarla, anche se non ci riguarda in prima persona.
Sperando
che un giorno il corollario dell'omofobia diventi solo un
guazzabuglio di stereotipi a cui solo gli stupidi fanno ancora
riferimento.
Perchè
disapprovare l'omosessualità, è esattamente come disapprovare la
pioggia:utile solo a farci il sangue cattivo.
Nessun commento:
Posta un commento