Pro e contro nel confronto cannabis- tabacco.
Fuori da locali, licei ed università è
più che normale imbattersi in capannelli di persone che aspirano
bramose boccate di sigaretta. Pochi storcono il naso come invece
accade spesso quando nell'aria si espande quell'odore tipico un po'
dolciastro che fa intuire che nella sigaretta rollata ad arte non si
trova solo tabacco Philip Morris, ma anche qualche altro vegetale ben
più osteggiato.
Di nome o di fatto a tutti o quasi è
capitato di inciampare almeno una volta in questa sostanza
psicotropa.
Ma quanto si differenzia dal tabacco
questa pianta dalla foglia a sette punte?
Se una valutazione si deve fare che si
faccia per bene, mi sono detta, alla notizia che negli Stati Uniti e
presto in alcuni paesi del nord Europa la marijuana (a scopo
terapeutico documentato) sarà disponibile anche in distributori
automatici, proprio come le sigarette.
Dunque partiamo dalla caratteristica
più universalmente rilevante: l'impatto ambientale.
Se le conseguenze fisiche riguardano
solo i consumatori quelle sul pianeta hanno a che fare con ognuno di
noi, e vale la pena prenderle in considerazione.
Non vi dirò di quale pianta sto
parlando fino alla fine dell'articolo, così, per metterci un po' di
suspence.
La produzione,dalla semina alla
confezione, di questa foglia aromatica causa ogni anno la
deforestazione di circa 2,5 MILIONI di ettari di foresta specialmente
in paesi in via di sviluppo. L'intera industria consuma in termini di
risorse idriche ed elettricità circa il 7% della produzione mondiale
I residui del consumo, stimati a livello globale in 72 MILIARDI di
unità, sono rifiuti tossici il cui impatto è assimilabile ai
rifiuti industriali, e riversano in mare 324 TONNELLATE di veleno
ogni anno solo in Italia. L'inquinamento dell'aria corrisponde a
quello di 800.000.000 di auto.
La produzione consuma l'1%
dell'elettricità e dell'acqua globale, consumo dovuto principalmente
alla produzione indoor. I residui prevalentemente organici e
biodegradabili producono comunque circa 17000 TONNELLATE di rifiuti.
Da questi calcoli sono esclusi gli usi alimentari e tessili. La
coltivazione di ogni pianta indoor produce 300 volte il proprio peso
in Co2.
Passiamo all'altro ambito che interessa
l'intera società: sostegno allo Stato e alla Criminalità
organizzata(solo in questo caso li tratterò come due entità
separate, abbiate pazienza...):
Dalla vendita di questo prodotto
entrano nelle tasche dello stato quasi 10 MILIONI di euro,
rappresentando il 6,4 per cento delle imposte dirette. A livello
globale, la criminalità organizzata guadagna circa UN MILIARDO di
euro all'anno dal suo commercio.
Alle casse dello stato italiano di
questa pianta non resta che piangere. Nulla di guadagnato da imposte
dirette,qui da noi, ma un businnes da UN MILIARDO E MEZZO per il
governo americano, sti furboni. Alla criminalità organizzata di ogni
continente d'altro canto arrivano dal commercio in questione 24
MILIARDI di euro. Bruscolini da mezza finanziaria insomma.
Se poi della collettività ce ne
fregasse ben poco, potremmo valutare l'impatto sul nostro fisico:
Chi consuma continuativamente questa
particolare pianta confezionata va incontro a problemi
circolatori,assuefazione,gotta,pressione arteriosa alta,asma
bronchiale, infezioni alla pelle,al tratto digerente e respiratorio,
perdita del tono di pelle e capelli, e poi ancora enfisema, cancro e
morte.
I decessi derivati dalle sostanze
contenute sono circa 6 MILIONI. All'anno.
Fumarne tutti i giorni può portare
ad asma, secchezza delle fauci,abbassare il livello di
testosterone,causare tachicardia,confusione e dipendenza. Tuttavia è
dimostrata l'efficacia del principio attivo contenuto come stimolante
delle funzioni cognitive (Center
for Translational Psychiatry delFeinstein
Institute for Medical Researche
delZucker
Hillside Hospital
) e nel trattamento della schizofrenia e dell'ansia, nelle terapie
del dolore terminale o cronico,nella cura del glaucoma,dell'artrite e
nel controllo dell'obesità, in quanto diminuisce l'assimilazione dei
lipidi.
I
decessi derivati dalle sostanze contenute sono circa 2 (due non ho
dimenticato zeri per strada). Nella storia.
Se
nessuna delle due rappresenta un toccasana certo che cambia
l'incidenza di dipendenza:
Un
fumatore di questa sostanza incallito consuma circa 7000 dosi
l'anno. La consumano 1 miliardo di persone.
Un
fumatore incallito ne consuma circa 200 ogni 365 giorni. La fumano in
160 milioni.
E
la legalità?
La
prima è legale per i maggiorenni.
L'uso
della seconda comporta una segnalazione al commissariato del governo,
un possesso elevato una condanna penale.
E'
ora di dare un nome alle cose, anche se ho abbastanza fiducia
nell'intelligenza dei miei lettori da essere sicura che abbiano
capito bene di che cosa sto parlando.
Le
frasi in stampatello sono riferite al tabacco.
Quelle
in corsivo alla marijuana.
I
dati riportati provengono tutti da ricerche ufficiali dell'OMS,di
organizzazioni internazionali e di rinomate università,potete
controllarli on line.
Certo
è che una bella differenza fra sigarette e canne c'è “E' evidente che alcool e tabacco siano tra le dieci sostanze più nocive- è il
risultato di uno studio condotto dal professor David Nutt
dell’Università di Bristol-C'è anche la cannabis, ma soltanto
all’undicesimo posto”.
Ciò
non toglie gravità al fatto che spesso il passaggio dalla canna a
droghe più pesanti sia molto facile specialmente in età
adolescenziale (a proposito 12 anni l'età media per la prima
sigaretta,14 per la prima canna) e con quelle non ci sono confronti
che tengano. Cito sempre dallo studio di Nutt “In
cima alla top ten eroina e cocaina, a seguire i barbiturici, poi il
metadone e al quinto posto l’alcol. Il tabacco, invece, è alla
nona posizione per pericolosità. Seguono ketamina,benzodiazepine
(legali) e anfetamina. Soltanto all’undicesimo posto la cannabis.”
E
in proposito riporto anche le parole dello staff della comunità di
San Patrignano “Dal nostro punto di vista, è comunque sbagliato
fermarsi alle differenze di effetti fra sostanze pesanti e leggere.
Il problema della droga, infatti, nasce prima che la persona ne
faccia uso, da un disagio a cui non si è data risposta.”
La
cannabis sativa, o canapa indiana, si sta comunque rivelando una
risorsa per quei paesi che ne hanno regolamentato l'uso,togliendo una
bella fetta di mercato alla criminalità, ma soprattutto la sua parte
fibrosa si sta dimostrando una materia prima dai mille utilizzi. La
rinascita di questa coltivazione ecosostenibile in progetti
indipendenti sta portando enormi risultati nella produzione di carta,
tessuti, mobili, ma anche combustibili, cemento, e medicine. Tutto
senza un briciolo di THC.
Alla
fine insomma, l'uso più stupido che si può farne è fumarla.
Non
voglio dunque esprimere qui un giudizio di merito o qualità, solo
riportare dei fatti, che poi siano fatti ai “fatti”, quello
dipende solo da voi, miei cari lettori!
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