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mercoledì 8 luglio 2015

Orti, attenti, via!

Non sarebbe divertente raccogliere i pomodori e l’insalata per cena nell’aiuola della fermata dell’autobus? O uscire sul balcone per prendere una manciata di basilico fresco per la spaghettata con gli amici a Mezzanotte?

E non sarebbe bello risparmiare sulla spesa al market sotto casa perché le zucchine crescono sul nostro tetto o nell’orto verticale sulla parete vicino all’entrata del condominio?
Lo so che l’immagine fa molto villaggio dei puffi ma in effetti gli orti urbani, i giardini verticali e le aiuole coltivate a patate si stanno diffondendo in molte città del mondo, seguendo movimenti che li vedono come manifestazioni di una nuova economia condivisa o semplicemente i desideri di singoli che vogliono ritrovare il rapporto con la terra un’alimentazione più sana e abbattere i costi sociali oltre che personali della produzione industriale degli alimenti.
Per molti l’orto sta tornando ad essere non solo luogo di produzione di ortaggi freschi, sani e saporiti ma anche una finestra aperta sulla natura e i suoi preziosi insegnamenti. Per alcuni queste esperienze stanno diventando il mezzo per riqualificare spazi urbani abbandonati, per riunire comunità in un’atmosfera di collaborazione, per affrontare le conseguenze della crisi economica sulla produzione e sulle infrastrutture.
Gli orti urbani si stanno diffondendo rapidamente, anche all’interno di grandi metropoli, e anche qui, a Trento dove c’è qualche novità nell’aria: chissà che la nuova rivoluzione non venga portata avanti proprio a colpi di carote, pomodori e piante di lattuga.
da "Concerto Fra gli Orti" a Mezzocorona Ph Liviana Concin

Tutti, ma proprio tutti, possiamo fare parte di questa rivoluzione che è anche un po’ un ritorno alle origini, perché asta piantare qualche seme, in giardino, su davanzale della finestra, sul balcone, nell’aiuola vicino casa, nei cortili delle scuole, nei cantieri abbandonati, nelle carceri.
Perché per iniziare a fare un orto urbano basta mettere in terra qualcosa di pronto a germogliare. Anche quello spicchio d’aglio che sta facendo radici in fondo al nostro frigo o quelle cipolle dimenticate nella dispensa.
Anche perché coltivare qualcosa è un gesto di grande libertà: un ortaggio, un fiore in una pianta aromatica: non dobbiamo niente a nessuno, solo alla terra: non dobbiamo pagare tasse, fare file al supermercato, stare a regole fissate da altre: le uniche regole che vanno seguite sono quelle della natura.
Non per niente infatti attorno agli orti urbani e ai movimenti che coltivano gli spazi abbandonati nelle città si stanno unendo persone con una nuova idea di comunità e di società oltre che id produzione. E’ il caso per esempio delle Transition Town, del commons collaborativo, degli orti  nelle aiuole di Londra, sui tetti di New York, nei cantieri di Milano, nelle fabbriche in rovina di Detroit.
In questa rivoluzione che si fa brandendo una zucchina o un gambo di sedano che sta contagiando tutto il mondo anche Trento fa a sua parte. La fa con i tanti cittadini di tutte le età che coltivano il proprio orticello vicino casa o negli spazi concessi dai comuni, ma anche con progetti inediti, come quello dei Richiedenti Terra, che a Trento, vicino alla fermata del treno di Villazzano hanno messo in piedi un Orto Comunitario che produce cibo genuino ma anche uno scambio di saperi e socialità.
Il progetto nasce con l’obiettivo di favorire la socializzazione attraverso il recupero di attività di agricoltura contadina, che sviluppi nei partecipanti conoscenza del territorio e senso di cittadinanza. La presenza nel gruppo di persone “richiedenti asilo politico” ha dato lo spunto per la definizione del nome del gruppo: “Richiedenti Terra”.

Questa green revolution sta germogliano un po’ ovunque insomma, bastano un pugno di terra, e un seme. Su Wikihow si trovano facilmente informazioni su come coltivare anche con poco tempo e poco spazio una grande varietà di ortaggi.
Per ispirazione segnalo un paio di blog: quello delle transition towns di rob hopkins e il blog “ghost town farm” per scoprire come una ragazza con una manciata di semi stia cambiando la fisionomia di Detroit dopo il fallimento.
Seguite anche i localissimi richiedenti terra, perché oltre che un pezzo di terra possono offrirvi anche un pezzo di torta o uno spritz nei bellissimi eventi che organizzano.


Ancora una volta, anche solo piantando un seme, anche con le bombe di fiori del guerrilla gardening da lanciare negli spazi più grigi delle nostre città possiamo essere parte di un nuovo modo di vivere e concepire la società, e senza accorgercene quasi saremo più green, più collaborativi e vedrete, finiremo anche col divertirci un sacco. 

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