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lunedì 29 aprile 2013

SENSO CINICO

     Se l'indignazione se ne va

C’è stato un momento nella storia della nostra piccola e meschina Italia in cui tutti avevano ancora il coraggio e la voglia di indignarsi. C’è stata mani pulite,con pubblici ministeri che credevano che la legge potesse essere veramente, uguale per tutti. Ci sono state le monetine gettate addosso al corrotto Craxi che lasciava l’hotel Raphael prima di rintanarsi ad Hammamet .C’è stato un paese che ha gridato basta e vergogna,senza farsi zittire o teleinbonire fino ad ottenere l’abolizione dell’impunità per la classe politica e c’erano addirittura Fini ,LaRussa e Gasparri che lo volevano cancellare quel”privilegio medievale”. C’erano una volta perfino giornalisti veri,ed erano quasi tutti,che rincorrevano registratore alla mano inquisiti di qualsiasi casta affrontandoli con stoccate fatte di domande roventi,non di svenevoli sviolinate televisive. A pensarci adesso,sembra una leggenda lontana centinaia d’anni. I cronisti d’assalto sono ormai bestie rare, quei pochi che non cedono a ricatti e corruzioni dentro e fuori le aule dei tribunali sono bollati come toghe rosse,giustizialisti e fascisti che vanno contro la volontà popolare. Chi siede negli scranni dei palazzi romani tiene alla poltrona e non alza la testa neanche quando per la puzza di marcio rischia di soffocare. E tutti,o quasi si sono silenziosamente adagiati in una melma menefreghista e rassegnata ai motti craxiani riciclati che vent’anni fa sono valsi quasi una rivoluzione. Il “così fan tutti” è ormai immancabile compagno del “processo mediatico” nel difendere gli indifendibili. Qualcuno,riesce a prendere con un po’ di ironia le dichiarazioni del “povero” Scajola che spergiura che quell’attico a Roma,glielo hanno comprato a sua insaputa,e si consola con un riso amaro. Il Senso civico insomma è stato soppiantato ,cancellato, da un più pratico e meno impegnativo senso “cinico”che promette un comodo compromesso nell’accettare che ormai le cose vanno così e non c’è verso di cambiarle. La mafia a tutti i livelli e dietro poliedriche maschere sta sgranocchiando anche le ultime briciole dei fondi ma soprattutto della dignità del Paese,ma pare sia più facile fingere che non esista e distrarsi un po’ con l’ultima puntata del grande fratello. Certo,crogiolarsi nella beata ignoranza ha il suo bel fascino. Ignorare tangenti,favori,nepotismi e mazzette che imperversano in tutto ciò che è pubblico ed istituzionale,anche nelle sue manifestazioni locali,è certamente più facile che alzare la voce,prendendosi la responsabilità di dire No e tirarsi addosso l’ira funesta di qualcuno. Solo che, quando saranno spolpati anche gli ultimi ossicini della carcassa Italia,quando il fondo del barile sarà stato raschiato pulito e perfino leccato,quando ai lavoratori e ai pensionati si chiederà di stringere la cinghia quando i buchi saranno ormai finiti, sarà tardi per prendere posizione e andare contro allo scatafascio dilagante della nostra classe dirigente. Ma intanto,si può continuare a fare i moralisti e scuotere la testa guardando Atene messa a ferro e fuoco da quei disperati irresponsabili che lottano per uno stipendio,a compatire i personaggi"disturbati" che sparano proiettili che hanno il peso della disperazione di un popolo intero.E ad illudersi che questo non sarà mai e poi mai il futuro del bel paese.Continueremo ad accusare la casta, i vecchi, i padroni? Continueremo a fare la lista di quello che ci hanno tolto,delle ingiustizie che abbiamo subito, di quante possibilità continuiamo a vederci rubate? O ammetteremo prima o poi, che il senso della giustizia, del bene comune, si sono dati alla macchia peggio di Craxi perchè tutti noi, giovani, vecchi e vecchissimi ogni giorno lo permettiamo? Che siamo noi ogni giorno con il nostro cambiare canale, con le nostre scelte suggerite a reti unificate , con la paura di cambiare la marca e di alzare la voce che lo permettiamo?Indignarsi non basterà a salvare l'orgoglio di un popolo e il futuro di una nazione. Ci sono armi più pericolose di bombe e pistole: sono le scelte che compiamo ogni giorno: cosa comprare, cosa leggere, cosa scrivere, di cosa parlare nelle piazze e al bancone di un bar. Abbiamo gli strumenti, abbiamo le possibilità di condividerli, sarà il caso di tirare fuori le palle e cominciare ad usarli?

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