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venerdì 17 maggio 2013

Meglio gay

Già il suffisso “fobia” nella parola omofobia mi sembra uno strafalcione.
Chi è omofobo al massimo soffre di ignoranza cronica e rabbia repressa,non di una fobia. Non ha paura, è solo un coglione.


E la stupidità di questo genere dev'essere molto difficile da debellare se a quarant'anni esatti dal primo gay pride, siamo ancora qui a scrivere, manifestare e combattere contro l'omofobia.
Sono più che certa che essere gay nel '69, quando indossare meno di tre capi d'abbigliamento adatti al proprio genere era motivo d'arresto, fosse più difficile.
Non metto in dubbio che siano sempre più numerose le realtà in cui ad omosessuali e transessuali vengono riconosciuti diritti e possibilità.
Il Now Yorker ha voluto dedicare la propria copertina per la festa della mamma alle famiglie con due mamme o due papà, il matrimonio fra persone dello stesso esso è riconosciuto anche a pochi passi dalla nostra Italietta,le cure per il cambio di sesso vengono sempre più spesso sostenute a livello statale.
Eppure mi guardo in giro e vedo omofobia dappertutto.
Quando un bambino non ama il calcio e i compagni lo chiamano “femminuccia” quella è omofobia.
Quando l'insulto da stadio (se i “negro” sono esauriti) è “frocio” o “recchione” quella è omofobia.
Quando “Sei lesbica?ma sei bella, che spreco” quella è omofobia.
Quando “Beh due donne insieme sono anche belle da vedere ma due uomini che schifo”quella è omofobia.”
Quando la Russia blocca le adozioni in Francia perchè sono concesse anche alle coppie gay, quella è omofobia.
Quando un ragazzo si suicida, perchè a scuola è vittima dei bulli a causa dei suoi pantaloni rosa,quella è omofobia,di quella brutta.
E' omofobia lo scandalo che “meglio un politico che si scopa le sedicenni che un politico gay”.
E' omofobia, di Stato, il terrore di riconoscere le coppie di fatto per scongiurare il rischio che poi due donne o due uomini possano ottenere di essere trattati come una famiglia. Non sia mai.
“Noi siamo uno stato fondato sulla famiglia tradizionale, formata da un uomo e una donna” e giù scrosci di applausi da campagna elettorale.
Sarà l'influenza del vaticano, ma nel mio Paese mi sento sempre più intrappolata in questa gretta logica medievale.
Sono stufa di sentire telepsicologi sproloquiare sul rischio di far crescere un bambino in una famiglia gay. Ma e tutti quei gay cresciuti in famiglie etero?!
Sono stufa delle risatine davanti ad un uomo al cinema con una donna transessuale.
Sono stufa di sentir negare l'amore “di fatto”.Perchè, un sentimento “di nome” sarebbe più giusto? E' la torta a sette piani, l'abito bianco e la benedizione del prete che fa una famiglia?
L’amore, l’affetto che lega due persone, indipendentemente dalla loro natura,dal loro sesso,dall’estrazione sociale,la fiducia che si crea nel corso del tempo,il sentirsi una famiglia, sono dati di fatto. Che sia etero o gay,irregolare per necessità o per scelta, un’unione che dura nel tempo, sulla quale due persone costruiscono un’intera esistenza, è innegabile.Questo sì, che è un fatto.
Tanto si è faticato perchè gay divenisse una comunità e non una diagnosi,ma ora la strada è tutt'altro che in discesa, e sta a tutti coloro che credono nella giustizia e nell'uguaglianza combattere per spianarla, anche se non ci riguarda in prima persona.
Sperando che un giorno il corollario dell'omofobia diventi solo un guazzabuglio di stereotipi a cui solo gli stupidi fanno ancora riferimento.
Perchè disapprovare l'omosessualità, è esattamente come disapprovare la pioggia:utile solo a farci il sangue cattivo.

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