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martedì 14 maggio 2013

Uomini folli

Quel razzismo che fa paura                                         

Che sia chiaro. Chi commette un atto violento ne deve pagare le conseguenze, senza se e senza ma. Allo stesso modo in cui chi commette un reato non può restare impunito. Ma adesso ho davanti agli occhi due immagini distinte, terrificanti. Da un lato vedo un uomo, che gridando “ho fame” colpisce a picconate altri uomini.
Una furia disperata e immonda.
Dall'altra vedo uomini che inneggiano a prendere il colpevole, seppellirlo in una buca e tirargli sassi in testa fino ad ucciderlo.
Una furia disperata e immonda.
Il primo è di colore.
I secondi sono bianchi. Nessuna delle due scene si è svolta in un incubo, nemmeno in qualche vignetta coloniale di inizio secolo.
A Milano un uomo disperato, impazzito ha ucciso tre persone. Lo ha fatto e senza dubbio sarà giudicato per questo. Nessun Ghedini, nessun Taormina gli garantirà l'impunità. E questa è giustizia.
Poche ore dopo, in tutta Italia, sui canali televisivi,alla radio,sui giornali ma soprattutto nella zona franca dei social network si è scatenata la rabbia cieca del razzista represso.
Centinaia,migliaia di persone hanno tuonato schiumando dalla bocca “Al rogo il negro” “A morte l'assassino Africano” “Fuciliamolo” “Facciamolo soffrire”.
Le peggiori pene del contrappasso e torture sono state augurate a quest'uomo che è anche assassino.
Non sono stati solo i leghisti, gli ignoranti, o i violenti a dire e scrivere queste cose.
Moderati e politicamente corretti si sono finalmente sfogati con la scusa del “dagli al bingo bongo” e sono stati quelli che hanno tirato fuori il lato più scuro dell'animo umano.
“Legatelo e prendetelo a sassate come si farebbe nel suo paese”
Non ho sentito questa frase nei confronti di Annamaria Franzoni. Che ha fracassato la testa del suo bambino di tre anni nel lettone.
Non l'ho sentito nei confronti dell'ariano killer colpevole della strage di Utoya, che ha ucciso a sangue freddo 69 ragazzi.
Non l'ho sentita quando un ragazzo bianco è entrato in una scuola a Newtown, freddando 27 bambini di sei anni.
E mi avrebbe fatta rabbrividire anche se l'avessi sentita in quelle circostanze. Ma nessuno l'ha scritta, o detta, e se l'ha fatto dev'essere stato in privato, vergognandosi un po'.
Ma quando si tratta di un uomo nero è diverso. L'uomo bianco addita accusa e minaccia. Il linciaggio è assicurato.
Nessuno ha pensato a cosa possa aver spinto un uomo ad un gesto del genere. Nessuno ha guardato alla disperazione e alla povertà come possibili scatenanti, come ha fatto decine di volte quando un padre sterminava moglie e figli o si dava fuoco con il resto della famiglia: quella è colpa della crisi.
L'uomo nero è più cattivo. Punto.
Non l'uomo, inteso come maschio, che quasi ogni giorno ammazza una donna. A quello non si augura la lapidazione.
Questa violenza cieca, sto parlando di quella dei razzisti mascherati da giustizieri, mi terrorizza. Mi terrorizza di più della possibilità che un giorno qualcuno impazzisca e mi prenda a picconate.
L'odio represso mi terrorizza. Il desiderio di predominio e punizione mi terrorizza.
Pur odiando le ripetizioni c'è una parola che ho lasciato più volte su questa pagina:Uomo.
Uomini siamo, prima che colpevoli, uomini, prima che accusatori.
E ci farebbe bene ricordarlo.
Vorreste vedere quest'uomo legato in una buca nel terreno per aver commesso un omicidio .Preso a sassate,immaginate le ossa che si spezzano, immaginate la pelle che si lacera, la lenta agonia fino alla morte.
Vi sembra il giusto contrappasso?
Bene. Ora immaginate che sia bianco.
Ancora della stessa idea?

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