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venerdì 24 maggio 2013

Una “leggera” differenza.


Pro e contro nel confronto cannabis- tabacco.


Fuori da locali, licei ed università è più che normale imbattersi in capannelli di persone che aspirano bramose boccate di sigaretta. Pochi storcono il naso come invece accade spesso quando nell'aria si espande quell'odore tipico un po' dolciastro che fa intuire che nella sigaretta rollata ad arte non si trova solo tabacco Philip Morris, ma anche qualche altro vegetale ben più osteggiato.
Cannabis, marijuana,ganja,erba, hashish, fumo.
Di nome o di fatto a tutti o quasi è capitato di inciampare almeno una volta in questa sostanza psicotropa.
Ma quanto si differenzia dal tabacco questa pianta dalla foglia a sette punte?
Se una valutazione si deve fare che si faccia per bene, mi sono detta, alla notizia che negli Stati Uniti e presto in alcuni paesi del nord Europa la marijuana (a scopo terapeutico documentato) sarà disponibile anche in distributori automatici, proprio come le sigarette.
Dunque partiamo dalla caratteristica più universalmente rilevante: l'impatto ambientale.
Se le conseguenze fisiche riguardano solo i consumatori quelle sul pianeta hanno a che fare con ognuno di noi, e vale la pena prenderle in considerazione.
Non vi dirò di quale pianta sto parlando fino alla fine dell'articolo, così, per metterci un po' di suspence.

La produzione,dalla semina alla confezione, di questa foglia aromatica causa ogni anno la deforestazione di circa 2,5 MILIONI di ettari di foresta specialmente in paesi in via di sviluppo. L'intera industria consuma in termini di risorse idriche ed elettricità circa il 7% della produzione mondiale I residui del consumo, stimati a livello globale in 72 MILIARDI di unità, sono rifiuti tossici il cui impatto è assimilabile ai rifiuti industriali, e riversano in mare 324 TONNELLATE di veleno ogni anno solo in Italia. L'inquinamento dell'aria corrisponde a quello di 800.000.000 di auto.

La produzione consuma l'1% dell'elettricità e dell'acqua globale, consumo dovuto principalmente alla produzione indoor. I residui prevalentemente organici e biodegradabili producono comunque circa 17000 TONNELLATE di rifiuti. Da questi calcoli sono esclusi gli usi alimentari e tessili. La coltivazione di ogni pianta indoor produce 300 volte il proprio peso in Co2.

Passiamo all'altro ambito che interessa l'intera società: sostegno allo Stato e alla Criminalità organizzata(solo in questo caso li tratterò come due entità separate, abbiate pazienza...):

Dalla vendita di questo prodotto entrano nelle tasche dello stato quasi 10 MILIONI di euro, rappresentando il 6,4 per cento delle imposte dirette. A livello globale, la criminalità organizzata guadagna circa UN MILIARDO di euro all'anno dal suo commercio.

Alle casse dello stato italiano di questa pianta non resta che piangere. Nulla di guadagnato da imposte dirette,qui da noi, ma un businnes da UN MILIARDO E MEZZO per il governo americano, sti furboni. Alla criminalità organizzata di ogni continente d'altro canto arrivano dal commercio in questione 24 MILIARDI di euro. Bruscolini da mezza finanziaria insomma.

Se poi della collettività ce ne fregasse ben poco, potremmo valutare l'impatto sul nostro fisico:

Chi consuma continuativamente questa particolare pianta confezionata va incontro a problemi circolatori,assuefazione,gotta,pressione arteriosa alta,asma bronchiale, infezioni alla pelle,al tratto digerente e respiratorio, perdita del tono di pelle e capelli, e poi ancora enfisema, cancro e morte.
I decessi derivati dalle sostanze contenute sono circa 6 MILIONI. All'anno.


Fumarne tutti i giorni può portare ad asma, secchezza delle fauci,abbassare il livello di testosterone,causare tachicardia,confusione e dipendenza. Tuttavia è dimostrata l'efficacia del principio attivo contenuto come stimolante delle funzioni cognitive (Center for Translational Psychiatry delFeinstein Institute for Medical Researche delZucker Hillside Hospital ) e nel trattamento della schizofrenia e dell'ansia, nelle terapie del dolore terminale o cronico,nella cura del glaucoma,dell'artrite e nel controllo dell'obesità, in quanto diminuisce l'assimilazione dei lipidi.
I decessi derivati dalle sostanze contenute sono circa 2 (due non ho dimenticato zeri per strada). Nella storia.

Se nessuna delle due rappresenta un toccasana certo che cambia l'incidenza di dipendenza:

Un fumatore di questa sostanza incallito consuma circa 7000 dosi l'anno. La consumano 1 miliardo di persone.

Un fumatore incallito ne consuma circa 200 ogni 365 giorni. La fumano in 160 milioni.

E la legalità?

La prima è legale per i maggiorenni.

L'uso della seconda comporta una segnalazione al commissariato del governo, un possesso elevato una condanna penale.

E' ora di dare un nome alle cose, anche se ho abbastanza fiducia nell'intelligenza dei miei lettori da essere sicura che abbiano capito bene di che cosa sto parlando.
Le frasi in stampatello sono riferite al tabacco.
Quelle in corsivo alla marijuana.
I dati riportati provengono tutti da ricerche ufficiali dell'OMS,di organizzazioni internazionali e di rinomate università,potete controllarli on line.
Certo è che una bella differenza fra sigarette e canne c'è “E' evidente che alcool e tabacco siano tra le dieci sostanze più nocive- è il risultato di uno studio condotto dal professor David Nutt dell’Università di Bristol-C'è anche la cannabis, ma soltanto all’undicesimo posto”.
Ciò non toglie gravità al fatto che spesso il passaggio dalla canna a droghe più pesanti sia molto facile specialmente in età adolescenziale (a proposito 12 anni l'età media per la prima sigaretta,14 per la prima canna) e con quelle non ci sono confronti che tengano. Cito sempre dallo studio di Nutt “In cima alla top ten eroina e cocaina, a seguire i barbiturici, poi il metadone e al quinto posto l’alcol. Il tabacco, invece, è alla nona posizione per pericolosità. Seguono ketamina,benzodiazepine (legali) e anfetamina. Soltanto all’undicesimo posto la cannabis.”
E in proposito riporto anche le parole dello staff della comunità di San Patrignano “Dal nostro punto di vista, è comunque sbagliato fermarsi alle differenze di effetti fra sostanze pesanti e leggere. Il problema della droga, infatti, nasce prima che la persona ne faccia uso, da un disagio a cui non si è data risposta.”
La cannabis sativa, o canapa indiana, si sta comunque rivelando una risorsa per quei paesi che ne hanno regolamentato l'uso,togliendo una bella fetta di mercato alla criminalità, ma soprattutto la sua parte fibrosa si sta dimostrando una materia prima dai mille utilizzi. La rinascita di questa coltivazione ecosostenibile in progetti indipendenti sta portando enormi risultati nella produzione di carta, tessuti, mobili, ma anche combustibili, cemento, e medicine. Tutto senza un briciolo di THC.
Alla fine insomma, l'uso più stupido che si può farne è fumarla.
Non voglio dunque esprimere qui un giudizio di merito o qualità, solo riportare dei fatti, che poi siano fatti ai “fatti”, quello dipende solo da voi, miei cari lettori!















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