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martedì 11 giugno 2013

Piazza Taksim, l'esistenza dentro la resistenza.

Da ieri sera sono ricominciate le cariche e i lanci di lacrimogeni sui manifestanti pacifici in Piazza Taksim, ad Istanbul in Turchia.
La polizia sta rivelando ancora una volta il proprio volto più brutale, spinta dal pugno di ferro del primo ministro Erdogan,intenzionato a non cedere alle richieste dei manifestanti, che lottano da quasi due settimane per la propria libertà di riunione,espressione e pensiero.
Gli alberi simbolo di Gezy Park, il cui piano di abbattimento ha incendiato la miccia della più grande sollevazione popolare nella storia della Turchia, sono ancora a rischio, e per poterli abbattere il primo ministro ha ordinato un impiego massiccio della forza verso i manifestanti accampati, ma ha sfoderato anche un altro asso dalla manica.
Imparando forse dalla drammatica montatura orchestrata nel corso del G8 di Genova del 2001 dai vertici della polizia e dal govern(in)o italiano, per trasformare il dormitorio di manifestanti nella scuola Diaz in un mattatoio degno delle dittature sudamericane, qualcuno ha fatto spuntare in piazza Taksim Molotov e "Black Block" in versione turca.
Nella mattinata di oggi una ventina di persone hanno cominciato a lanciare bottiglie incendiarie sulla polizia,che stranamente non ha reagito,ma la stragrande maggioranza dei manifestanti non ha riconosciuto la frangia violenta.
Per blogger e cronisti sul posto si tratta di poliziotti in borghese infiltrati per far salire la tensione e giustificare una mattanza.
Qualcuno ha intravisto fondine d'ordinanza e distintivi.
Allora è successa una cosa incredibile: i ragazzi di piazza Taksim, e quanto li stimo in questo momento per aver dimostrato una tale pacifica perseveranza, hanno formato una catena umana fra il gruppo armato e gli agenti, per proteggere questi ultimi.
Un paradosso?
Forse, ma in questo paradosso vedo una generazione che ha imparato dal passato a non farsi fregare dai trucchetti di regime, e che non ha intenzione di cadere nelle trappole tese da uno Stato indegno di questo nome.
In queste ore stanno continuando gli arresti e le violenze ad Istanbul ed Ankara, ma il giochino architettato per far ricadere la colpa sui manifestanti non ha funzionato.
La polizia ha iniziato ad arrestare anche fotografi e giornalisti, ma nonostante ciò, grazie alla tecnologia dilagante, foto e video che documentano le violenze continuano ad arrivare  a noi.
Poliziotti che sparano in testa a ragazzi:     http://www.youtube.com/watch?v=wt1Vs_ciFyE

Catene umane in mezzo ai lacrimogeni,









Giornalisti allontanati per nascondere la bruttezza del regime, ormai sotto gli occhi di tutti.


E ancora una volta, noi siamo qui a guardare. 5000 feriti, almeno 5 morti ed altri 12 ragazzi in condizioni gravissime,decine di persone che hanno perso la vista.Violazioni costanti dei diritti fondamentali di associazione, espressione e stampa.
Cosa deve succedere ancora perchè la comunità internazionale intervenga al fianco di questi uomini e queste donne pieni di coraggio e determinazione?


Seguite l'evolversi della situazione su https://www.facebook.com/OccupyGezi?hc_location=stream , se la primavera turca finirà nel dimenticatoio, non ci sarà più niente che potrà fermare i bulldozer di Erdogan.


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