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lunedì 17 giugno 2013

Quando la bellezza salverà il mondo


Che cos'hanno in comune un gigantesco centrino bianco, una bambina che vola attaccata a dei palloncini su un muro grigio, e una poesia in  francese che racconta il dolore di un esule?
Niente, e tutto.
Niente perchè sono gocce di bellezza in un mare di ignoranza sparse per il mondo, che magari non formeranno mai la stessa onda.
Tutto perchè in queste scie di speranza lasciate da una penna intinta nella disperazione c'è tutto il bello che ancora resta nel mondo.
Il centrino bianco, è  quello intessuto dalle madri turche in questi giorni di proteste e violenze, mentre i loro mariti e figli venivano massacrati dalla polizia a colpi di manganello e granate lacrimogene, che oggi, in risposta all'invito di Erdogan di andarsi a riprendere i figli in piazza, hanno steso lungo la facciata del museo di Ataturk, altro simbolo di quella storia della Turchi forte e libera che un meschino dittatore vorrebbe cancellare.
Non è sicuramente una tela da milioni di euro, una statua greca, un'imponente installazione di arte contemporanea della Biennale eppure ai miei occhi stanchi di vedere dolore e crudeltà è bellissimo.
Bellissimo, e struggente, come uno di quei fiori di campo che ogni tanto germogliano dall'asfalto,contro ogni previsione, sfidando ogni difficoltà  e
sono lì a sbatterci in faccia che il mondo è un capolavoro.
Bellissimo come le parole delle poesie di Maram al-Asri, giovane poetessa di origini siriane che da Parigi racconta in versi la guerra civile contro il regime di Assad vista attraverso la lente della rete e dei media, con gli occhi di chi non può e non vuole tornare in un paese dove sarebbe controllata e bistrattata, ma che chiama comunque casa.
"Noi esiliati, siamo malati di una malattia incurabile, amare una patria messa a morte"
E' così bello che fa male. 
Fa male perchè fra tutto questo schifo che ci scivola davanti ogni giorno fra i titoli dei telegiornali ho paura di dimenticare le cose  per cui vale la pena svegliarsi al mattino, stringere i denti e vivere.
Mi alzo e stringo i denti perchè spero in un domani pieno di bellezza per tutti gli oppressi, e gli afflitti, per tutte quelle anime in fuga dalla guerra e dalla disperazione che sia arenano in una tonnara di ostilità e razzismo.
Stringo i denti per il popolo della Palestina, e quello di Israele, perchè da quel disegno lasciato da un writer senza volto,dall'ombra di quella bambina che un grappolo di palloncini sta portando oltre il muro che divide le loro terre, capiscano che c'è molto più di un pezzo di terra da perdere.
Sono questi barlumi di bellezza che mi fanno sperare ancora nella una rivoluzione pacifica di un esercito poeti,artisti, cantastorie,musicanti,sognatori che dal fondo più fondo della deriva della razza umana sanno far germogliare l'ispirazione per regalare un po' di colore a questo mondo sempre più grigio, anche se non se lo merita.
Mi piace pensarlo ogni volta che ascolto una canzone di De Andrè,e ricordarmelo ogni volta che uno di questi pazzi estimatori della vita si guadagna un pezzetto della mia stima con idee così.
Se non sarà la bellezza a salvare la nostra stanca società, allora nient'altro potrà, perchè se dimentichiamo quanto di buono c'è su questa Terra, niente ci impedirà di distruggerla, e tutti noi con lei.

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